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Prima della crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008-2009, una massiccia redistribuzione del reddito nell'economia reale aveva di molto accresciuto i tassi di profitto delle imprese mentre le politiche monetarie, a cominciare da quella della Fed, provocavano una consistente discesa dei tassi di interesse reali. Questa divergenza, unita ai crescenti squilibri dei conti con l'estero che vedevano l'esplodere del deficit americano e del surplus cinese, richiama alla mente l'opera di Knut Wicksell che a fine Ottocento teorizzò la necessità che le politiche monetarie fossero dirette ad allineare i tassi di mercato a quelli "naturali" determinati dal rendimento del capitale. Seguendo questa teoria nella sua formulazione originale, distorta fino a renderla impotente dal recente paradigma Neo-Wickselliano, in questo libro si propone una semplice interpretazione dell'origine della crisi che prospetta anche la possibilità di uscire da una lunga fase di abuso di una politica monetaria dalla "vista corta" che favorisce la finanza più che lo sviluppo dell'economia, con rischi di nuove crisi.